Martedì 10 dicembre 2013 è stato pubblicato su Basilicata24.it un articolo dal titolo "Terra e cultura: così Total colonizza la Basilicata".
Lo metto per intero perché è molto interessante, sinteticamente descrive ciò che, nella totale (o quasi) indifferenza, sta succedendo in Basilicata con e per il petrolio.
Si prende il petrolio, la terra, l'aria, l'acqua, la salute e si dà in cambio l'elemosina. Ma questo non basta. Bisogna mettere il frac al poveraccio e mandarlo alla festa di gala! Per poterlo ubriacare di sfarzo (e con un poveraccio non ci vuole molto) e fargli dimenticare, nell'ebbrezza della gioia inaspettata (e tarocca), terra, aria, acqua e salute.
Total (ma anche le altre compagnie petrolifere) ci ama e per il nostro bene, sia chiaro, ci colonizza; e noi, sempre per il nostro bene, ci facciamo colonizzare con gioia (farlocca). Cornuti, mazziati e contenti.
Così scrive Eugenio Bonanata.
Come si comprano stima e devozione? Foraggiando i giornali e creandone uno proprio. Investendo su cultura, scuole primarie e prodotti tipici. La Total sta entrando nel 'cuore' dei lucani. Ma sui fanghi tossici interrati a Serra d'Eboli continua a stendere un velo di oblio.
Come si comprano stima e devozione? Foraggiando i giornali e creandone uno proprio. Investendo su cultura, scuole primarie e prodotti tipici. La Total sta entrando nel 'cuore' dei lucani. Ma sui fanghi tossici interrati a Serra d'Eboli continua a stendere un velo di oblio.
Le kermesse sponsorizzate da Total. Per la multinazionale francese - che dal 2016 estrarrà 50 mila barili di petrolio al giorno nella valle del Sauro - è fin troppo facile piegare culturalmente il popolo lucano. Un popolo mediamente poco avvezzo alla lettura, all'approfondimento. Sempre pronto ad abbassare la testa davanti a qualunque salvatore si presenti col vestito buono. Per la Total è facile spendere i tanti soldi che ha, sponsorizzando, ad esempio, attività culturali. Spicca la kermesse estiva Cinemadamare, sulle rive dello Jonio. Fanno simpatia i tornei di calcetto promossi a Corleto Perticara, nell'area dei pozzi. Inteneriscono i corsi di educazione ambientale nelle scuole elementari di Gorgoglione. Ma non basta. La Total è anche editrice di un trimestrale patinato (Energy) in cui si osannano le gesta degli operai-eroi che stanno lavorando al sito di estrazione petrolifera. “Le mani che modellano Tempa Rossa”, titola un reportage sul foglio edito da Total. Il nostro è “un impegno a lungo termine”, assicura sulle stesse pagine patinate, Natalie Limet, amministratore delegato di Total Italia. Insomma, ce n'è per tutti i gusti.
Sponsorizzano pure i prodotti delle terre 'avvelenate'. Anzi, a proposito di gusto, è encomiabile anche l'ultima trovata dei francesi. Si chiama Lucanica e serve a far conoscere i prodotti agroalimentari lucani in Europa e nel mondo. I partner sono Confindustria e Confapi. Ebbene, tra quei prodotti, però, Total sponsorizzi anche i cereali di Serra D'Eboli (Corleto Perticara). In quei terreni, 20 anni fa, i francesi, con lo sciagurato placet della Regione Basilicata, interrarono abusivamente fanghi tossici di perforazione. (Solo che quella si chiamava Total Mineraria, oggi invece si è rifatta il trucco e si chiama Total Italia spa). Su quei terreni si sono nutrite le pecore e hanno sudato i pastori. E sono morti avvelenati pastori e pecore (sta tutto nell'inchiesta Totalgate). Su quei terreni fino a un anno fa si è prodotto e venduto grano. Faccia un po' di pubblicità all'estero anche a quel maledetto grano, il colosso francese. E che dire delle prove di estrazione fatte lo scorso anno al pozzo Gorgoglione 2? Per due mesi si è levata, indisturbata verso il cielo, una fiammella carica di acido solfidrico. Una fiammella che ha stordito uomini e animali che vivevano nel raggio di un chilometro. Dov'erano i controlli e le precauzioni? Meglio non parlarne però. Le mani che perforano i pozzi devono apparire laboriose. L'aureola di una multinazionale generosa e filantropa deve brillare e convincere. La faccia deve sembrare limpida. Già, perché se poi si scioglie il trucco, qualche lucano potrebbe iniziare ad insospettirsi. E allora addio colonizzazione culturale!