Bere acqua minerale significa produrre plastica in più (e quindi inquinare), trasportare le bottiglie da una parte all’altra dell’Italia (e quindi inquinare), risolvere il problema dello smaltimento della plastica (e quindi inquinare); infine comprare acqua minerale in bottiglia significa spendere di più per avere l’acqua.
Legambiente e Altreconomia, nel loro rapporto 2013 sulle acque in bottiglia, calcolano che nella “fase del trasporto dell’acqua minerale influisce non poco sulla qualità dell’aria. Il problema è che le acque minerali percorrono molti chilometri prima di arrivare sulle nostre tavole (secondo Mineracqua solo il 15% delle bottiglie di acqua minerale viaggia su ferrovia). Un’idea dei ‘movimenti d’acqua’ nel nostro Paese, che vede coinvolte le prime 15 marche nazionali, ci viene fornita da Altreconomia che ha realizzato una mappa delle distanze esistenti tra le sorgenti e le maggiori città italiane. Ad esempio, l’acqua Lilia dalle fonti del Vulture (Basilicata) percorre 847 km per arrivare a Genova e 861 per raggiungere Milano. Al contrario, l’acqua Levissima, dall’arco alpino, per raggiungere i supermercati di Napoli compie 894 Km, la Sant’Antonio ne impiega 814. E se prendiamo in considerazione le stesse fonti alpine e calcoliamo le distanze tra queste e le regioni ancora più a Sud, (come la Puglia ad esempio) i chilometri salgono fino a 1000, per non parlare poi del tragitto che compiono per arrivare sino a Palermo (1500 Km circa). Infatti, il trasporto su gomma è uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico.”
Nel rapporto si facenno anche all’inquinamento in termini di qualità dell’aria e CO2. “Degli oltre 12 miliardi di litri imbottigliati, 11,3 sono stati consumati in Italia nel 2011, di cui l’80% confezionato in bottiglie di plastica. Facendo una stima, e considerando che l’imbottigliamento dei 9 miliardi litri di preziosa acqua di sorgente sia solo in bottiglie di plastica da 1,5 litri, sarebbero state prodotte circa 6 miliardi di bottiglie, per 240 milioni di chili di plastica, pari a circa 540 milioni di litri di petrolio utilizzati, con un impatto nelle emissioni in atmosfera pari a circa 1,2 milioni di tonnellate di CO2 per la sola produzione delle bottiglie.” Inoltre un “altro problema è la destinazione delle bottiglie dopo l’uso. Infatti solo poco più di un terzo (36% circa) di queste viene avviato correttamente a riciclo. Il restante 64% finisce invece in discarica, in inceneritori o disperso nell’ambiente. Infine un aspetto da non sottovalutare è il trasporto che incide sulla distribuzione delle acque minerali. Secondo i dati stessi di Mineracqua, il 15% delle bottiglie viaggia in treno e il restante 85% va da nord a sud trasportate per chilometri su camion con una media di 400 km e con massimi fino a 1300 km. Infatti l'imbottigliamento e il trasporto su gomma di 100 litri d'acqua che viaggiano per 100 km producono emissioni pari a 10 kg di CO2 oltre le emissioni di sostanze inquinanti provenienti dai motori diesel dei campion come PM10, ossidi di azoto, etc.”
Insomma sono più i danni che i benefici. Però c’è una soluzione. Bere acqua del rubinetto perchè conviene sia all’ambiente che alle tasche. Legmabiente sostiene che “per ogni 100 litri” di acqua del rubinetto erogati si emettono “solo circa 0,04 kg di CO2.” L’acqua di rubinetto infatti “non ha bisogno di imballaggi né tantomeno di utilizzare il petrolio il trasporto e per la fabbricazione delle bottiglie di plastica necessarie per il suo trasporto. Inoltre l’acqua di rubinetto “è di buona qualità, ecologica e rigorosamente controllata da norme sanitarie; in alcune situazioni può essere poco allettante al gusto, ma con dei semplici accorgimenti è facile renderla piacevole al palato e al portafoglio.”
Probabilmente il problema siamo noi che continuiamo a bere acqua minerale e creiamo questa situazione paradossale per cui noi beviamo l’acqua umbra e gli umbri bevono acqua lucana. Probabilmente abbiamo perso parecchio buonsenso... oppure il senso di realtà oppure semplicemente c’è un rincoglionimento di massa.
Sarebbe opportuno, forse prima ancora di cominciare a bere acqua di rubinetto, riacquistare un po’ di buonsenso, o di senso di realtà, o semplicemente il senno.
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