Foto da: http://titano.sede.enea.it |
Qualche giorno fa sulla Gazzetta del Mezzogiorno si legge un articolo dal titolo “Trisaia, fusti radioattivi sì allo smantellamento ma niente trasparenza”.
In località Trisaia di Rotondella, al centro ricerche ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, già CNEN), vengono in qualche modo custoditi 64 elementi di materiale radioattivo.
Per capirci meglio, vediamo in breve la storia di questo centro di ricerca.
L’impianto Itrec (Impianto di Trattamento e Rifabbricazione Elementi di Combustibile) di Trisaia venne costruito tra 1965 e il 1970 dal CNEN (Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare) “per estrarre uranio da elementi di combustile nucleare”, in poche parole per recuperare dal rifiuto nucleare uranio da riutilizzare ancora. Negli anni 1969-71 un accordo tra CNEN e USAEC, una società nucleare statunitense, stabilisce il trasferimento all'ENEA di 84 elementi di “combustibile irraggiato uranio-torio” provenienti dal reattore sperimentale Elk River (Minnesota) per ritrattarli e riutilizzarli. 20 di questi elementi sono stati effettivamente ritrattati e riutilizzati.
Poi avvenne che il referendum del 1987 stabilì in Italia il divieto di trattamento e utilizzo di energia nucleare. Così rimasero nel centro ENEA 64 elementi. Che farne? Custodirle.
Fin qui tutto bene, se non fosse che questa roba è altamente radioattiva e pericolosa per la salute.
Nel 2003 la gestione del centro di ricerca ENEA viene affidata alla Sogin Spa, ovvero la società di Stato che si occupa (o almeno dovrebbe) della bonifica ambientale dei siti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare.
Bene. Veniamo all’articolo della Gazzetta. L’11 luglio 2012 la Sogin comunica che “è stata elaborata ed inviata istanza generale di smantellamento” per l’Itrec. Qualche giorno dopo la Gazzetta chiede maggiori informazioni sul progetto di smantellamento dell’impianto al Ministero dello Sviluppo Economico. Dopo 8 mesi il Ministero risponde e la Gazzetta ci riferisce che “la Sogin, informata della richiesta della «Gazzetta», «ha espresso parere negativo» in quanto «nei documenti di cui trattasi sono contenuti dati, informazioni ed elaborati che, in base alla normativa vigente, e segnatamente ai sensi del Dpcm 22 luglio 2011, recante “Disposizioni per la tutela amministrativa del segreto di stato e delle informazioni classificate”, debbono considerarsi “informazioni classificate controllate” secretate». Marisa Ingrosso, autrice del pezzo sul quotidiano, conclude “In tre parole: segreto di Stato.”
Ovviamente siamo contenti dello smantellamento, ma sarebbe il caso di capire come, quando, chi. Sarebbe semplicemente il caso di capire, o no?
A questo punto ci sono degli interrogativi che mi pongo, gli stessi che mi hanno spinto a scrivere questo post sull’Itrec di Rotondella.
Queste informazioni riguardano solo la Sogin o il Ministero o riguardano tutti? E se anche riguardassero solo il Ministero o la Sogin, non sono questi organi al servizio dei cittadini?
Gli interessi dello Stato quali sono? Coincidono con gli interessi delle Spa, con quelli dei cittadini o con quelli di entrambi? E’ giusto che i cittadini non sappiano cosa avviene vicino casa loro? Come fanno i cittadini ad essere d’accordo o non d’accordo se non sanno niente?
Qui c'è un problema grosso di democrazia. Ci si riempie la bocca di questa parola ma poi, a conti fatti, rimane spesso solo una bella e vuota parola...
Ieri anche Olambientalista (Organizzazione lucana ambientalista) riprende l'argomento sottolineando il danno d'immagine (in termini di agricoltura e turismo) che la zona del metapontino subisce a causa della mancanza di trasparenza. Effettivamente è quantomeno estremamente difficile sostenere l'agricoltura biologica quando a pochi chilometri "si tratta" (senza sapere nè come nè perchè nè un bel nulla) materiale altamente radioattivo. Che dite?
Olambientalista ci ricorda inoltre che da "circa due anni il presidente De Filippo non convoca più il tavolo della trasparenza regionale (contrariamente a quanto fanno le altre regioni nuclearizzate italiane dal Piemonte alla Campania, dove il tavolo è convocato con regolarità), per cui le comunità non sanno assolutamente più nulla di cosa, accade all?interno dell’Itrec, di com’è realizzato il decommissioning (la messa in sicurezza del sito), su come sono eseguiti i lavori, su chi li esegue e quali progetti futuri sono collegati al centro nucleare lucano."
E' questo il modo di gestire la questione di salute pubblica? E' giusto tenere le persone fuori dalle decisioni che le riguardano?
Alle richieste di informazioni dei cittadini, lo Stato risponde che non ci è dato sapere. Perchè?
... Mi viene in mente una celebre scena del film "Il marchese del Grillo" interpretato dal grande Alberto Sordi: "mi dispiace, ma io so io, e voi non siete un cazzo".
... Mi viene in mente una celebre scena del film "Il marchese del Grillo" interpretato dal grande Alberto Sordi: "mi dispiace, ma io so io, e voi non siete un cazzo".
Nessun commento:
Posta un commento